martedì 28 ottobre 2008

Fari: rifugi inghiottiti dal mare e dalla memoria

E' incredibile quale ascendente abbia su di me la visione di un faro. Quando ero piccola e andavo a trovare i miei zii in un paese affacciato sul mare, la prima cosa che facevo al mattino
era spalancare le persiane per vedere il faro in lontananza, ma proprio di fronte a me, abbacinante nel suo candore e solido nel suo passare indenne le mareggiate e le tempeste.
Lui era lì e mi dava sicurezza. E la sera, l'unica cosa che riuscisse a tranquillizzarmi era la sua luce, che girava tre volte, sostava per pochi secondi e ricominciava la sua danza. Allora, come adesso, sognavo di rifugiarmi dentro la sua pancia per tenere fuori le tristezze del mondo, le cattiverie degli uomini che non riuscivo a spiegarmi.
Oggi, mi accontenterei di visitarla soltanto, quella pancia,
per stringere il mare nell'incanto dei miei sogni ancora intatti.