venerdì 16 gennaio 2009

Donne che amano troppo?

Il primo numero di Speak up non mi è ancora arrivato e io, ogni giorno, scruto invano la cassetta della posta.
Non ce la faccio più ad aspettare. Vedo questa rivista come un ponte tra me e "il mio sogno"... quello non ancora realizzato.
E mi sento un po' nervosa. Ma non solo per questo.

Alcuni giorni fa mi sentivo estremamente felice per diversi motivi: la decisione della mia amica di portare avanti la gravidanza (gioia indescrivibile), la revisione del romanzo che procedeva bene, il lavoro proficuo a scuola, l'inizio di un progetto da portare avanti estremamente importante e l'arrivo di una mail entusiasmante di una blogger (il cui blog è tra i miei preferiti) che mi ha scaldato il cuore e fatto impennare il livello di autostima, buonumore e positività.
Poi, sono successe delle cose: il conflitto sulla Striscia di Gaza, la momentanea stasi del progetto su menzionato e, soprattutto, il dolore di un'altra blogger, Elisa, alla quale ho dedicato il post del 14 gennaio.
E così, ho cominciato ad avere problemi con la revisione e il responsabile della Collana mi ha chiesto a che punto ero.
Insomma, devo sbrigarmi.
Anche se ho la testa altrove. Anche se so che al mondo ci sono cose più importanti di un romanzo.

L'unico vero mio problema è che, troppo avvezza all'angoscia per la quasi totalità della mia vita, ora che sembra girare tutto per il verso giusto, mi sento in colpa per l'infelicità altrui.
E finisco per sentirmi di nuovo triste, anche adesso che personalmente non ne avrei motivo.
Ma come si fa a non percepire il dolore altrui? Io non ci riesco proprio a far finta di niente.

Forse aveva ragione mio marito quando un giorno mi disse che avevo la sindrome di Candy Candy...