venerdì 1 agosto 2008

La girandola delle malignità

Ho cambiato i miei programmi: niente Città di Castello. Alla pensione in cui alloggio c'è molto "materiale umano" su cui lavorare.
Da alcuni giorni la stanza in fondo al corridoio è occupata da un donnone alto, dalle dimensioni straripanti e dalla sua migliore amica che, per strana ironia della sorte, non solo non supera il metro e cinquanta ma è anche sottile come uno stelo di bambù. Non potrebbero mai passare inosservate, anche perché prima del loro arrivo, ero l'unica a soggiornare qui -se si esclude una coppia di austriaci che va via alle sette del mattino e rientra alle dieci di sera con la puntualità di una diarrea in pieno deserto.
Il donnone è molto protettivo nei riguardi della sua piccola (grande) amica. Si preoccupa per lei quasi fosse una figlia o una sorellina da accudire e la sua amica, qualche volta, sbotta per le eccessive attenzioni.
- Guarda che anch'io ho le mani, se voglio l'insalata me la servo da me!
Poi lo stelo di bambù si rammarica per quell'atto di impazienza e le dice in tono pacato:
- Ottime queste patate arrosto! Le hai provate? - e il donnone torna a sorridere.
La signora Matilde, gran lavoratrice, affabile ma anche gran pettegola, si è messa in testa che le due donne siano lesbiche, che ovviamente stanno insieme e che sono scappate in questo angolo d' Italia per sfuggire alle chiacchiere.
Ho detto a Matilde che nemmeno a una scrittrice come me verrebbe in mente un'idea tanto bislacca, ma lei dice che conosce la vita ed è il suo infallibile istinto che la porta a pensare -malignare, direi io- a certe cose.
Bene, di infallibile nel suo istinto c'è solo il pregiudizio. Il donnone ha perso il marito, che adorava, quindici anni orsono e la sua amica solo quattro mesi fa. Lo stelo di bambù non era così esile prima della morte del marito. Accudirlo nella malattia l'ha prostrata nella mente e nel fisico. Da qui le attenzioni del donnone e le intemperanze della donnina ancora scossa e depressa dagli eventi.
Insomma, una bella storia di amicizia e nient'altro.

E' un vero peccato che il mondo sia sempre pronto ad infangare piuttosto che a comprendere.