martedì 28 ottobre 2008

Fari: rifugi inghiottiti dal mare e dalla memoria

E' incredibile quale ascendente abbia su di me la visione di un faro. Quando ero piccola e andavo a trovare i miei zii in un paese affacciato sul mare, la prima cosa che facevo al mattino
era spalancare le persiane per vedere il faro in lontananza, ma proprio di fronte a me, abbacinante nel suo candore e solido nel suo passare indenne le mareggiate e le tempeste.
Lui era lì e mi dava sicurezza. E la sera, l'unica cosa che riuscisse a tranquillizzarmi era la sua luce, che girava tre volte, sostava per pochi secondi e ricominciava la sua danza. Allora, come adesso, sognavo di rifugiarmi dentro la sua pancia per tenere fuori le tristezze del mondo, le cattiverie degli uomini che non riuscivo a spiegarmi.
Oggi, mi accontenterei di visitarla soltanto, quella pancia,
per stringere il mare nell'incanto dei miei sogni ancora intatti.












venerdì 24 ottobre 2008

Stupirsi della vita!

Oggi non sarebbe un giorno particolarmente speciale, ma lo è in quanto vivo, ho visto di nuovo il mondo, mio figlio, mio marito, tutte le persone con le quali mi relaziono per lavoro, per le faccende quotidiane. Ed è questo che rende oggi, venerdì 24 ottobre 2008, un giorno meraviglioso.
E' bello stupirmi per tanta gratitudine verso la vita, è bello stupirmi per un bacio sfiorato sulle labbra dato in sogno ad un personaggio televisivo (che ho sempre trovato irritante!), è bello stupirmi per la gentilezza di alcuni bidelli che ti salutano con la cordialità dei veri amici.
E' bello persino stupirmi della supponenza di certe (poche, per fortuna) maestre, dei vetri appannati della mia auto ancora ammaccata e dei commenti farneticanti (poi, sempre ritrattati) di certi politicanti che di onorevole hanno solo un titolo dal significato opposto.
Questa è la vita e, fin quando ne ho, voglio goderne senza rimorsi e inutili perdite di tempo.

Buona vita a tutti.

venerdì 17 ottobre 2008

Superstizioni? Che idiozia!

Alla faccia di tutte le superstizioni:
venerdì 17, gatti neri, specchi rotti e mille altre idiozie senza fondamento.

Incidente di percorso

Ieri ho avuto il mio primo (e spero ultimo) incidente stradale. Un signore anziano, che veniva dal lato opposto su un motorino (e senza casco), ha sbandato invadendo la mia corsia e io, per schivarlo, ho sterzato finendo contro un cassonetto. Frenando ho attutito il colpo, ma il cofano s'è ammaccato parecchio. Per fortuna il signore ha accostato e si è scusato mille volte dicendo che non sapeva spiegarsi quella sbandata, mi ha chiesto come stavo e mi ha fornito tutti i dati per ripagarmi il cofano.
Speriamo che oggi, quando ci riparlerò, manterrà fede alla parola data. Vedremo.
La cosa importante è che nessuno dei due si sia fatto male.
A sangue freddo penso: e se al posto di quei cassonetti fosse sbucato un bambino? Solo l'idea è raccapricciante.
E se ci fosse stata una fila di macchine parcheggiate, quanti danni avrei fatto?
Va bene così. Il mio angelo custode (e quello del signore anziano) ieri hanno fatto proprio un bel lavoro! :-)

lunedì 13 ottobre 2008

C'è un tempo per sorridere, un tempo per piangere, un tempo per riflettere.

Una persona della famiglia, molto giovane e con due figli ancora piccoli, giovedì scorso ha lasciato questo corpo per iniziare un'altra vita senza gli affanni della materia e le piccole gioie del mondo tangibile. La cosa non mi ha lasciata sconvolta. Negli ultimi due anni ho perduto diverse (troppe) persone che amavo. In particolare, due di esse mi erano estremamente care. Quando se ne sono andate, una parte di me ha lasciato la materia per unirsi all'indefinibile, all'invisibile che io trovo oramai sempre più reale di qualunque altra cosa sulla terra. In verità, non ho mai dato per scontato la mia vita, ciò che mi gira intorno. Tutto può cambiare, nel bene e nel male. Quello che abbiamo oggi potremmo non averlo in futuro. E lo scenario mondiale attuale non fa che avvalorare questa tesi.
C'è un tempo per piangere, un tempo per sorridere, un tempo per riflettere e pazientare. A volte questi momenti si alternano, si capovolgono, si allungano, s'accorciano, ma stanno sempre lì a ricordarci che è sciocco vivere pensando d'essere immortali, perfetti, padroni del mondo. Siamo nulla, invece. Ma possiamo essere qualcosa o diventare grandi se facciamo fruttare la nostra vita. Non siamo soli e, se abbattiamo gli egoismi, l'arrivismo, l'idiozia e la violenza, allora vivremo per sempre. Il dolore mi ha fatto comprendere, pian piano, che l'amore rende le persone immortali nel cuore di chi resta. Io so che le raggiungerò e le rivedrò. Ne sono certa. Anche questo è un dono di Dio. Ed è questa speranza che non mi lascia soffocare nelle paure: paura della povertà, paura della malattia, paura della morte, paura del dolore sotto forme diverse. Ogni giorno lavoro e vedo bambini diversamente abili. Questo dovrebbe farmi arrendere alla vita. Pochi giorni fa il reparto d'oncologia pullulava di uomini sofferenti. Anche questo dovrebbe farmi arrendere alla vita. No. La vita, nonostante tutto, deve andare avanti. Spero tanto che un'altra vita cresca ancora dentro di me e veda la luce, perché un bambino in più sulla terra può essere un dono per l'intero universo.

mercoledì 8 ottobre 2008

Alla faccia della crisi mondiale

Se negli USA piangono il morto, in Italia siamo al capezzale del moribondo.
Visto che il futtuto... ops... futuro (lapsus freudiano) di tutti è un volo senza paracadute io ho un unico suggerimento: sognate!
Io lo faccio con questa casa sul Tamigi. Oh... lo so che non ci metterò mai piede sul serio, è ovvio, ma niente, neppure il crollo delle borse mondiali, può impedirmi di sdraiarmi su quei divani bianchi, togliermi i calzini e zampettare sul parquet mentre canto a squarciagola "God save the Queen"!
La fantasia e il sogno sono le uniche cose che questa vita non riuscirà a strapparmi mai.

P.S. Se il proprietario dell'appartamento capitasse casualmente su queste pagine, sappia che sarei lietissima di accettare un suo invito.


mercoledì 1 ottobre 2008

Scrittori si nasce e si diventa

La vita non è certo facile. Per alcuni è più semplice che per altri, ma tutti sanno che non è propriamente una tranquilla passeggiata in riva al mare. Allora cosa si fa?
Beh... si può soccombere maledicendo tutti e tutto, annientarsi con migliaia di dipendenze (fumo, droga, alcool, sesso) oppure si può andare in cerca della soluzione più adatta per dare una svolta positiva alla propria vita.
Cosa c'entra questo con il tema del post? C'entra, c'entra. Ora ve lo spiego: c'era una ragazzina al parco l'altro giorno e aveva un muso così lungo da sembrare una proboscide. La guardo, lei mi guarda, poi a un tratto mi dice: - Ma tu non sei la maestra di F?-, Sì, certo. -, - Perché sei al parco? -, - Perché qui posso leggere in pace. -, - Leggere? A che serve? Non fa diventare ricchi, non paga i debiti, l'affitto, le bollette.
Dopo questa risposta ho capito che tale considerazione non era frutto di una sua riflessione, ma era semplicemente la riproposizione di un commento fatto da qualche adulto della sua famiglia (presumibilmente i suoi genitori). Non sto a raccontarvi la chiacchierata che ne è seguita, ma spero di averle offerto degli spunti su cui riflettere.
In lei ho rivisto me da bambina. Mia madre non faceva altro che riprendermi (sto usando un eufemismo) quando mi vedeva con un libro in mano. Studiare sui libri di scuola andava bene, ma leggere per il proprio piacere, per arricchirsi e per evadere era una perdita di tempo, una stupidaggine, una cosa del tutto inutile: -Bisogna fare cose pratiche, che portano i soldi a casa! La lettura, l'arte la devono fare solo quelli che hanno i soldi per non fare niente.
Sì, leggere per mia madre era NON FARE NIENTE. Superfluo aggiungere che scrivere per lei era una follia, per lo stesso motivo. - A che serve? Se diventi famosa i soldi arrivano, ma noi non siamo nessuno e ci vogliono le raccomandazioni!
Così, lei affossava persino quella gioia che riuscivo a provare coi libri.
Mia madre si sbagliava. I libri servono, eccome se servono! Possono cambiare il mondo e hanno cambiato il mondo! Nel bene e nel male, purtroppo. Grazie ai libri ho costudito i miei sogni, li ho alimentati e li ho (in parte) realizzati. Dai libri ho capito che bisogna lottare per raggiungere tutti i traguardi della vita, che le strade più dure e tortuose sono tali solo all'inizio perché poi si corre su un rettilineo in discesa, che la conoscenza è la chiave per vivere pienamente e diventare uomini degni di questo nome, che la conoscenza ci rende liberi, che non importa essere ricchi, famosi o belli per diventare uomini di valore, che non importa essere sempre i migliori perché anche divertirsi non è male.
Ecco, avrei voluto che fossero stati i miei genitori ad insegnarmi tutto questo. Peccato non sia stato così. Avrei vissuto una vita meno tortuosa e più serena. E allora, tornando al titolo del post: scrittori si nasce ma ci si può anche diventare, nonostante gli ostacoli, i pochi mezzi, la necessità di fare altro per vivere... forse non cambieremo il mondo ma potremo illuminare il cuore di qualcuno, magari di un bambino a cui è negata la gioia di sognare.