venerdì 2 luglio 2010

The woman in yellow

Torna l’estate e insieme al caldo, ai tafani, ai gelati torna anche Jessica Fletcher.
Lo so, le molteplici serie inizialmente ambientate a Cabot Cove e poi in giro per il mondo (con il solito cliché dell’italiano che parla con accento siciliano -perché ovviamente deve richiamare scenari mafiosi- anche se si trova a Genova e Roma) sono le stesse da decine di anni ma io… io ne sono un’estimatrice appassionata!
Sì, lo so, convengo con voi che l'arzilla scrittrice ha sempre parenti e amici pronti ad ospitarla e trattarla come una regina e lei come ringraziamento fa recapitare loro, nel giro di poche ore, uno o più omicidi per allietare il soggiorno, che si circonda sempre di agenti di polizia imbecilli (tranne un ispettore di colore –per sfuggire all’accusa di razzismo verso afroamericani-), che i suoi romanzi sono sempre dei best seller e che è puntualmente riconosciuta da chiunque neanche fosse Barak Obama, sì, ma che posso farci? Mi piace e, quando mi è possibile, la guardo sorseggiando del tè freddo.
Chissà… forse perché, vedendo le sue avventure, torno indietro nel tempo e penso che avevo 20 anni quando le ho viste per la prima volta e mi divertivo da pazzi a scoprire colpevoli e moventi.
Forse perché volevo (e lo desidero ancora) essere come lei: una scrittrice famosa, con una bella casetta nel Maine (patria di Stephen King), sempre in giro per il mondo, amata e rispettata da tutti, una donna serena insomma.
Forse perché fin quando ci sarà lei in tv, io mi sentirò libera di sognare.