mercoledì 6 agosto 2008

Un'insana passione per Robbie Williams

Beh... proprio insana non direi. Va bene vagheggiare col pensiero, ma coi piedi e tutto il resto me ne sto ben piantata in terra. Non sono così sciroccata.
Il tutto è cominciato alcuni mesi fa, in modo alquanto casuale. Facevo zapping e su MTV becco il suo concerto alla Royal Albert Hall di Londra.
Ero sbigottita: il Robbie Williams di Rock DJ, Angels, Strong, Radio... non soltanto aveva una forma invidiabile e l'incarnato fresco come una rosa, ma vantava anche una voce ed un repertorio degni delle più belle voci della musica mondiale.
Ma la folgorazione (con annesso invaghimento da romanzo d'appendice) giunge all'ultimo brano del concerto.
Le note di My way iniziano ad espandersi nell'aria e io mi perdo su quel palco che lo vede al centro della scena con la sicumera di impareggiabile mattatore.
E quando sembra che la sua solita aria strafottente stia per prendere il sopravvento... ecco che gli occhi non riescono a trattenere le lacrime e la bocca viene percorsa da un tremito.
Robbie Williams è sopraffatto dall'emozione! Non riesco a crederci.
E il mio cuore esplode in una gioia incontenibile.


La verità è questa: io credo di essere sempre stata attratta da lui e dalla sua voce, ma trovavo (e trovo ancora) repellenti i suoi numerosi tatuaggi (tranne le sue iniziali dietro l'orecchio sinistro), le sue esternazioni
e il suo esibizionismo da egocentico adolescente, per cui, solo quando l'ho visto in camicia bianca, elegantemente ammiccante, emozionato e addirittura commosso sono stata trafitta dallo strale di Cupido (si fa così per dire).
Insomma, sono invaghita di una chimera. Quel Robbie non esiste, o meglio,
Robbie è questo e molto altro. Soprattutto, quell'anima nera che non vorrei.