martedì 26 agosto 2008

Giovanni Allevi: il Genio che ha traslato il Divino nella Musica

Sono ancora stordita dalla potenza devastante delle sue note.
Intravedo i suoi riccioli scuri dietro le quinte, nonostante il buio dell'arena, nonostante i suoi jeans neri, gli occhiali neri, la felpa, la t-shirt nera. La sua anima, no. E' luminosa, abbacinante quasi, come la bacchetta che muove fra le dita, trascinando l'orchestra in un uragano di note che spazza via ogni affanno, ogni nostro disincanto. La Suite "Angelo Ribelle" ci annienta con la potenza evocativa degli archi. Dei cinque movimenti che la compongono mi lascio catturare da "Keep moving", da "Whisper", da "A perfect day". Ma ad aleggiare in quell'arena non è solo la mia anima. Tutto il pubblico è entusiasta: ascolta in estatico silenzio l'esecuzione dei brani e, all'ultima nota, esplode in applausi, acclamazioni balzando in piedi. Lui, il Genio, sorride, trema, ringrazia, è stordito come noi. L'ansia che trapela dalle sue ginocchia un po' flesse e dalla flebile vocina sono un monito potente per le mie paure. Lui, il Genio, è lì. Nonostante lo smarrimento, nonostante la fatica. Lui è lì ad insegnarci che la fragilità può essere la nostra forza, deve essere la nostra forza.
Grazie Giovanni, per avermi regalato "squarci di senso e lampi di divino".

domenica 24 agosto 2008

Teniamo accesa la torcia della pace


La torcia olimpica si è spenta e temo anche i buoni propositi. La barbarie, l'arrivismo e la violenza continueranno ad alimentare ovunque, e non solo in Cina, la fiamma dell'odio.
La Cina è riuscita a realizzare cose mirabili nella cerimonia di apertura, durante le Olimpiadi e nella cerimonia di chiusura... eppure il suo governo non farà altrettanto per garantire il rispetto per ogni individuo: ricco o povero, cinese o tibetano.
E in Russia la violenza non si ferma e noi, lobotomizzati dagli spot, ignoriamo il pericolo di un conflitto che potrebbe spazzare via le nostre quotidianità, il futuro dei nostri figli.
Possedere l'ultimo modello dell' iPhone è più importante.

giovedì 21 agosto 2008

Ognuno ha le proprie fisse









Vi sembra normale che ogni qualvolta mi capita di soggiornare in un albergo o in un bed & breakfast finisco sempre per fotografare i WC o i lavabi dei suddetti?
Non posso farne a meno. Devo documentarne le fogge, altrimenti mi
sembra d'essermi persa qualcosa!
E voi, avete di queste manie inconsce? E' proprio vero: ognuno ha le proprie fisse!

lunedì 18 agosto 2008

La magia di un incontro

Ieri: escursione in montagna. Niente di trascendentale, vale a dire Alpi o Dolomiti, nessuna scarpinata da alpinista provetta, ma tranquilla inerpicata su un paesino di otto abitanti nella stagione invernale. Un vero e proprio gioiello di dirupi, di case letteralmente sventrate dalla potenza della natura che lavora ogni giorno in sordina. Verde ovunque, cavallette, farfalle, acqua zampillante dalla sorgente e io, avvolta in una felpa, a contemplare un altro volto del paradiso.
Poi, all'improvviso, spunta un signore cicciotto e rubicondo che, come noi, dà un ultimo sguardo alla valle prima di riprendere la sua strada. E' un artista di strada: un po'clown, un po' giocoliere, un po' funambolo.
La sera prima ha lavorato in paese distribuendo ai bimbi zainetti colorati pieni di sorprese. Glien'è rimasto uno e lo regala a mio figlio, poi, come un timido folletto, riprende il suo viaggio per l'Italia. Altre piazze, altri volti, altri sorrisi da regalare a bambini che forse non sanno cos'è la gioia.
Lo salutiamo con la mano un'ultima volta prima di vederlo scomparire e io penso che se Gesù ritornasse sulla terra avrebbe i suoi occhi.

sabato 16 agosto 2008

Sangue: egoismo e indifferenza

Oggi c'è il sole ma il vento freddo, dovuto ai recenti temporali, rendono questa giornata poco adatta a una sosta sulla spiaggia. Oggi mi metterò sotto questo pergolato e cercherò di lavorare a ritmo serrato.
La storia mi sta conducendo su vie poco battute, ma non per questo poco interessanti.
Spesso mi distraggo. Penso ad un bimbo emofiliaco che ha un bisogno continuo di sangue perché non riesce a trovare un donatore compatibile per il midollo osseo. Io mi sento impotente. Come tutte le donne in buona salute posso donare sangue solo due volte all'anno e, anche se sono donatrice di midollo osseo, io e lui non siamo compatibili.
E allora penso a tutti quelli che, nonostante siano in buona salute, si rifiutano di diventare donatori per timori insensati o per banale (e ancor più colpevole) indifferenza.
Anch'io ne ho avuti, ma poi, diversi anni fa, sono andata in un centro AVIS e ogni paura si è dissolta: erano tutte gentilissime, premurose, attente ad ogni mia richiesta. Quel giorno stesso mi feci prelevare un po' di sangue per tutti i test necessari. Dopo qualche mese feci la mia prima donazione e ora sento d'avere una nuova famiglia.
Ricordo che una dottoressa un giorno mi disse: "Se tutti facessero un giro nei reparti dove si muore di leucemia non avremmo sempre carenza di sangue. Gli occhi sgranati di quei bambini
pallidi e sofferenti bussano alla nostra coscienza... ci fanno vergognare di noi stessi: per le nostre vite senza senso, per il nostro egoismo.".

E dire che basta così poco. Pensateci.
http://www.avis.it


mercoledì 13 agosto 2008

Lunga vita ai comici!

Altro che lunga vita al re o alla regina, una vita lunga e appagante dovrebbe essere riservata ai comici!
Mi è capitato molte volte di ritrovare l'entusiasmo e l'allegria proprio ascoltando monologhi, guardando telefilm o sketch sbellicanti.
A tal proposito riporto qui di seguito un testo straordinario, declamato dall'immenso Gigi Proietti. La straordinarietà del testo sta nel meraviglioso incastro di neologismi onomatopeici inesistenti, uniti alle pause e alla mimica dell'attore.
Ignoro chi sia l'autore del testo e me ne dispiace. Se qualcuno ne è a conoscenza me lo faccia sapere, grazie.
Ma ora godetevi il video e, se volete, seguite il testo:

IL LONFO
Il Lonfo non vaterca
né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego abisce, bisce
sdilenca un poco
e gniagio s'archipatta.
E' frusco il Lonfo
è pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta
se cionfi ti sbidullia e t'arrupigna
se lugri
ti botalla
e ti crivende.
Eppure il vecchio Lonfo ammarggelluto
e beve e zucchia nei trombazzi
fa l'esica busia e fa disbuto
e quasi quasi in segno di smerdazzi
ti affarferesti ugniffo.
Ma lui
zuto
t'alloppa
ti spernecchia e tu
l'accazzi.

lunedì 11 agosto 2008

La vita che volevamo

E' passata più di una settimana e ho rimandato il mio viaggio a Bologna per la fine di agosto. L'amica che doveva ospitarmi ha avuto degli imprevisti, così ci rifaremo più avanti.
Sarà bello trascorrere del tempo insieme a lei. In fondo siamo sempre le stesse, anche se maturate dagli anni, lo studio, la famiglia, il lavoro, i viaggi, le esperienze umane.
Ma era proprio questa la vita che avevamo immaginato da bambine?
Posso solo parlare per me, ovviamente, ma l'unica cosa di cui sono sempre stata certa è che sarei scappata dal mio paese per vivere in un altro luogo, un luogo che avrei sentito davvero mio.
Me ne sono andata, sì. Ma molti dolori li ho portati con me e ho dovuto anche fare i conti con i "ritorni obbligati" e le troppe difficoltà psichiche e materiali che hanno ammorbato la mia "fuga".
Le ristrettezze, le frustrazioni, le umiliazioni, l'abbandono, l'indifferenza di un passato ancora troppo recente bussano alla porta nei momenti più impensati. Tu vorresti non aprire, fingere di non essere in casa ma alla fine loro ti scovano sempre. Entrano attraverso gli spiragli di finestre che credevi d'aver chiuso, definitivamente.
Io li definisco gli effetti collaterali della mia felicità attuale. Ogni volta che sto bene, sento qualche dolorino qua e là: una fitta al cuore, un crampo allo stomaco, un cerchio alla testa.

Spesso mi chiedo: e se avessi mollato? Se avessi detto NO alla vita per sfuggire al fardello di dolore che mi portavo addosso?
Ebbene, non avrei acciuffato traguardi ritenuti impossibili. Non avrei provato le gioie indescrivibili dell'amore e della maternità che a me sembravano precluse.

Ci sono due cose che ho capito vivendo: nulla è impossibile e non ci sono limiti peggiori di quelli mentali. Io ne ho abbattuti molti ma, finché avro vita, non smetterò di abbatterne per essere davvero libera.

domenica 10 agosto 2008

Olimpiadi, conflitti dimenticati e speranza

Oggi questo blog dovrebbe avere uno sfondo nero. Tutto quest'azzurro non ha senso per i civili morti a pochi passi da noi... in Ossezia del Sud, in Georgia, per quelli che continuano a morire in Darfur, in Ruanda, in Somalia, negli attacchi terroristici a Xinjian, per i diritti umani calpestati in Cina e in troppi paesi del mondo.
I nostri drammi personali si mescolano alle tragedie del mondo, e io mi sento come una bolla di sapone: troppo fragile e indifesa per non dissolvermi contro l'invadenza, la violenza e l'ottusità degli uomini.
Oggi, solo la luce di Dio trasfusa negli occhi puri di mio figlio, riesce a dare un senso a questa vita.

venerdì 8 agosto 2008

Nessuno tocchi i bambini!


L'innocenza dei bambini si vede persino in una manina sui sassi bianchi di una spiaggia.

mercoledì 6 agosto 2008

Un'insana passione per Robbie Williams

Beh... proprio insana non direi. Va bene vagheggiare col pensiero, ma coi piedi e tutto il resto me ne sto ben piantata in terra. Non sono così sciroccata.
Il tutto è cominciato alcuni mesi fa, in modo alquanto casuale. Facevo zapping e su MTV becco il suo concerto alla Royal Albert Hall di Londra.
Ero sbigottita: il Robbie Williams di Rock DJ, Angels, Strong, Radio... non soltanto aveva una forma invidiabile e l'incarnato fresco come una rosa, ma vantava anche una voce ed un repertorio degni delle più belle voci della musica mondiale.
Ma la folgorazione (con annesso invaghimento da romanzo d'appendice) giunge all'ultimo brano del concerto.
Le note di My way iniziano ad espandersi nell'aria e io mi perdo su quel palco che lo vede al centro della scena con la sicumera di impareggiabile mattatore.
E quando sembra che la sua solita aria strafottente stia per prendere il sopravvento... ecco che gli occhi non riescono a trattenere le lacrime e la bocca viene percorsa da un tremito.
Robbie Williams è sopraffatto dall'emozione! Non riesco a crederci.
E il mio cuore esplode in una gioia incontenibile.


La verità è questa: io credo di essere sempre stata attratta da lui e dalla sua voce, ma trovavo (e trovo ancora) repellenti i suoi numerosi tatuaggi (tranne le sue iniziali dietro l'orecchio sinistro), le sue esternazioni
e il suo esibizionismo da egocentico adolescente, per cui, solo quando l'ho visto in camicia bianca, elegantemente ammiccante, emozionato e addirittura commosso sono stata trafitta dallo strale di Cupido (si fa così per dire).
Insomma, sono invaghita di una chimera. Quel Robbie non esiste, o meglio,
Robbie è questo e molto altro. Soprattutto, quell'anima nera che non vorrei.

lunedì 4 agosto 2008

La grammatica? Un optional

Stavo sorseggiando una limonata al porto quando tre miei coetanei, tutti uomini, divagavano su politica, sport (calcio), auto e traffico.
E che c'è di strano, direte voi? Nulla, a parte il pessimo italiano infarcito di espressioni molto in voga:

- piuttosto che
- quant'altro
- giro di vite

e così via.

Ora, la congiunzione congiuntivale "piuttosto che" mi è a dir poco odiosa perchè ormai non ha più il valore di "invece di", "anziché", nossignore, ma è usata in luogo delle più semplici congiunzioni "o" ed "oppure", e addirittura al posto del segno d'interpunzione più comune: la virgola! Non ci credete?
- C'era l'arrosto piuttosto che
(visto????) la frittura di pesce, la spigola..." - ha detto uno dei tre.
- Sì, ma che prezzi!
E' il giro di vite - (e io che credevo fosse solo il titolo di un romanzo di Henry James!) ha risposto l'altro.
E il terzo fa:
- Hai ragione, viaggiare piuttosto che (o, per Diana!) mangiare costa nello stesso modo!
- Io non vado neanche più allo stadio. Ormai mi sono fatta la Pay tv così vedo partite e quant'altro (costava troppa fatica aggiungere film e telefilm?).

E meno male che mi è finita la bibita altrimenti avrei rischiato di suicidarmi in diretta.

sabato 2 agosto 2008

Semi di girasole e riflessioni sulla vita

Questa mattina sono scesa in spiaggia alle 6,00. C'è poca gente a quell'ora e il mare è di un azzurro (e freddo) intenso che invita a nuotate rigeneranti. Oggi più del solito, perciò mi sono tuffata. Per poco non collassavo, ma è stato stimolante. Ho lasciato ogni pensiero sulla battigia e ho galleggiato tra i flutti come un guscio vuoto.
A volte è così appagante essere gusci vuoti... certe starlett della tv sanno bene che cosa intendo dire... comunque, dopo ho fatto colazione sulla spiaggia. Niente brownies ma un sandwich con frittata e prosciutto. Una cosina leggera, tanto per gradire.
La trama del nuovo romanzo sta prendendo corpo. Ogni giorno aggiungo nuovi elementi che portano avanti la storia, spero solo di non aggiungerne troppi che la trascinino indietro.

La signora Matilde mi ha portato un girasole in camera qualche minuto fa e mi ha chiesto se mi andava di mangiarne i semi per passatempo. Non lo avevo mai fatto prima ma è rilassante, devo ammetterlo. Una schiacciatina tra i denti e il semino sguscia via direttamente sulla lingua. Ha un buon sapore. Ecco, ho imparato un'altra cosa oggi.
A volte si è inclini a pensare che i giorni siano sempre tutti uguali e che ci sia ben poco da imparare dalla vita ordinaria. Nulla di più falso.
La vita è come un romanzo a puntate dove tutti noi -i personaggi- in un modo o nell'altro, compiamo un cammino che ci porta a un epilogo. Nel percorso impariamo delle cose, facciamo delle scelte, piangiamo, ci annoiamo, sbagliamo, esultiamo e ci innamoriamo -il più delle volte restandone delusi.
La trama è sempre la stessa ma sta al nostro"stile" renderla speciale.
Vedete, anche un seme di girasole può far riflettere...

Ci risiamo... lo sapevo che non potevo essere un guscio vuoto a lungo...




venerdì 1 agosto 2008

La girandola delle malignità

Ho cambiato i miei programmi: niente Città di Castello. Alla pensione in cui alloggio c'è molto "materiale umano" su cui lavorare.
Da alcuni giorni la stanza in fondo al corridoio è occupata da un donnone alto, dalle dimensioni straripanti e dalla sua migliore amica che, per strana ironia della sorte, non solo non supera il metro e cinquanta ma è anche sottile come uno stelo di bambù. Non potrebbero mai passare inosservate, anche perché prima del loro arrivo, ero l'unica a soggiornare qui -se si esclude una coppia di austriaci che va via alle sette del mattino e rientra alle dieci di sera con la puntualità di una diarrea in pieno deserto.
Il donnone è molto protettivo nei riguardi della sua piccola (grande) amica. Si preoccupa per lei quasi fosse una figlia o una sorellina da accudire e la sua amica, qualche volta, sbotta per le eccessive attenzioni.
- Guarda che anch'io ho le mani, se voglio l'insalata me la servo da me!
Poi lo stelo di bambù si rammarica per quell'atto di impazienza e le dice in tono pacato:
- Ottime queste patate arrosto! Le hai provate? - e il donnone torna a sorridere.
La signora Matilde, gran lavoratrice, affabile ma anche gran pettegola, si è messa in testa che le due donne siano lesbiche, che ovviamente stanno insieme e che sono scappate in questo angolo d' Italia per sfuggire alle chiacchiere.
Ho detto a Matilde che nemmeno a una scrittrice come me verrebbe in mente un'idea tanto bislacca, ma lei dice che conosce la vita ed è il suo infallibile istinto che la porta a pensare -malignare, direi io- a certe cose.
Bene, di infallibile nel suo istinto c'è solo il pregiudizio. Il donnone ha perso il marito, che adorava, quindici anni orsono e la sua amica solo quattro mesi fa. Lo stelo di bambù non era così esile prima della morte del marito. Accudirlo nella malattia l'ha prostrata nella mente e nel fisico. Da qui le attenzioni del donnone e le intemperanze della donnina ancora scossa e depressa dagli eventi.
Insomma, una bella storia di amicizia e nient'altro.

E' un vero peccato che il mondo sia sempre pronto ad infangare piuttosto che a comprendere.