lunedì 27 aprile 2009

Incubo: paure inconsce o futura realtà?

La pioggia continua a scendere incessantemente, mista alle foglie strappate dal vento.
Il freddo si insinua sotto i vestiti, mai troppo pesanti per me, infreddolita cronica.
Vorrei restarmene a casa questa sera, ma devo andare al corso per diventare volontari. Ormai restano solo tre lezioni e non posso mancare, nonostante la salute claudicante... perché ultimamente non sono al top.
Forse il mio corpo mi sta lanciando dei segnali che io faccio fatica ad interpretare, sì, perché avverto dei cambiamenti sia in negativo che in positivo.
In realtà vorrei nascondermi nel ventre del mio letto per non pensare.

Forse è un sogno che ho fatto alcuni giorni fa ad avere sconquassato il mio equilibrio faticosamente raggiunto. Ve lo racconto.
Sto vagando sotto la pioggia scrosciante, nel buio di una città con scale ripide e strade senza uscita. Sono completamente calva, trascino il mio corpo smunto e quasi gommoso per via dei bubboni che mi deformano i tratti. Il pallore del mio corpo è irreale, alieno.
Un uomo mi vede sotto la pioggia e mi offre le sue braccia per scendere da uno scalino, diventato improvvisamente alto alcuni metri.
A lui non faccio ribrezzo, ma sento che ormai non ha più molta importanza, perché so, con estrema lucidità, che mi restano... solo due giorni di vita.

Credetemi, a distanza di alcuni giorni continuo ancora ad avere i brividi nel rievocarlo.

Cosa avrà voluto dire: che ho paura di non realizzare i miei obiettivi, che ho paura di essere abbandonata, che ho paura della morte?
Non lo so, ma mi auguro davvero che un tale incubo non diventi realtà.